L'aria nella filosofia e nella storia

Foto di Anassimene di Mileto

L'aria nella filosofia di Anassimene

Anassimene individua nell'aria il principio di tutte le cose. Fra le tesi a sostegno di questa idea c'è anche sicuramente il riconoscimento dell'importanza rivestita dall'aria per la vita degli esseri viventi. Con Anassimene, però, sembra compiersi una sorta di passo indietro nella ricerca dell'archè. Se infatti il suo maestro l'aveva individuata in una sostanza infinita e astratta (l'apeiron), Anassimene la individua in una materia fisica concreta. A dire il vero a tale materia Anassimene attribuisce le caratteristiche dell'apeiron di Anassimandro: l'infinità e il movimento incessante. Resta il fatto che Anassimene, come era già successo con Talete che aveva individuato l'archè nell'acqua, attua su un piano fisico e concreto la ricerca del principio originario, che con Anassimandro aveva invece assunto una dimensione astratta e indeterminata.
A quanto pare però, Anassimene, sentì il bisogno di correggere il maestro, perché dall'infinito alla generazione delle cose, Anassimandro, fece un "salto". Non era ben chiaro in che modo le cose si generassero dall'àpeiron e così cercò di trovare una soluzione creando un concetto che fosse una via di mezzo tra il pensiero di Talete e di Anassimandro. La vera novità della filosofia di Anassimene sta nella spiegazione precisa del meccanismo materiale che consente all'aria di essere principio tutte le cose. Per il filosofo di Mileto questo avviene secondo un processo di rarefazione e condensazione.
L'aria, raffreddandosi, si condensa, diventa vento, poi nuvola e, condensandosi ancora, acqua, terra e infine pietra. Rarefacendosi, invece, l'aria si dirada e diventa fuoco. La condensazione produce quindi il freddo, la rarefazione il caldo; nascono così i due contrari fondamentali da cui originano tutte le cose. A questa idea, Anassimene era giunto osservando il fatto che la temperatura dell'aria che esce dalla bocca è diversa a seconda dell'apertura di quest'ultima: a bocca socchiusa l'aria esce fredda, a bocca larga esce calda. In questo modo aveva dimostrato come la temperatura fosse determinata dal grado di condensazione e di rarefazione. Tutte le trasformazioni del mondo vengono perciò spiegate come trasformazioni dell'aria, in quanto tutte le cose che formano l'universo sono aria in un diverso grado di densità.
L'universo viene concepito come un gigantesco organismo vivente che respira l'aria in cui è immerso, e il respiro stesso è la sua vita e la sua anima. Più tardi Diogene di Apollonia difenderà la teoria di Anassimene, dando all'aria le caratteristiche del nous di Anassagora. L'aria diviene perciò un soffio vitale (pneuma), principio vivificatore da cui originano tutte le cose.


L'aria per i Filosofi Greci

Gli antichi greci utilizzavano due parole diverse col significato di aria: aer, che indicava gli strati più bassi e oscuri dell'atmosfera ed aether, che significava invece l'atmosfera luminosa in alto situata sopra le nuvole. I filosofi greci, come Anasimene di Mileto, individuarono nell'aria uno degli archè (o origine) del cosmo, cioè una delle diverse soluzioni proposte dai presocratici per cercare di ricondurre a un'unica sostanza i mutamenti della natura.
Con Empedocle di Agrigento, l'aria divenne uno dei quattro elementi classici della filosofia greca, insieme alla terra, al fuoco, e all'acqua. Empedocle li chiamava "radici".
Platone accolse nella sua filosofia la dottrina dei quattro elementi di Empedocle. Nel Timeo, il suo più importante dialogo cosmologico, il solido platonico associato all'aria è l'ottaedro, che è formato da otto triangoli equilateri. Egli collocava l'aria tra il fuoco (costituito da quattro lati triangolari) e l'acqua (rappresentata da venti facce triangolari), caratteristica che Platone considerava appropriata alla sua natura, poiché l'aria gli sembrava avere una funzione intermedia per la sua mobilità, la sua nitidezza, e la sua capacità di penetrare i corpi. Secondo Platone, inoltre, i minuscoli componenti dell'aria sono così lisci che a malapena si poteva riuscire ad avvertirli.
Allievo di Platone fu Aristotele, il quale ha fornito una diversa spiegazione per i quattro elementi, basata su coppie complementari. Egli li dispose concentricamente intorno al centro dell'universo, a formare la sfera sublunare. Secondo Aristotele, l'aria è sia caldo che umida, e fra le sfere elementali occupa un posto intermedio fra il fuoco e l'acqua. Ai suoi antipodi sta la terra. Con Aristotele l'aria viene radicalmente separata dall'etere; egli considerava l'etere una sostanza quasi divina, un immutabile che si trova solo in cielo, dove contribuisce a formare le sfere celesti.


Proprietà alchemiche
Foto del Simbolo dell'Aria

L'aria è il terzo dei quattro elementi fondamentali secondo le cosmogonie occidentali e le tradizioni sapienziali dell'antichità ed era comunemente ritenuta sinonimo di fantasia, immaginazione, spiritualità.
In alchimia l'aria è associata al triangolo e al numero 3, in quanto mediatrice tra il fuoco e l'acqua, punto di equilibrio tra principi contrapposti e quindi simbolo di neutralità tra attivo e passivo, positivo e negativo. Principio metaforico di elevazione, l'aria secondo gli alchimisti consente di dare luogo allo zolfo dei filosofi se abbinata al fuoco, oppure al mercurio se abbinata all'acqua. L'essere elementale invocato nelle trasmutazioni alchemiche in tal caso è la Silfide, che opera nel corrispettivo etereo di questo elemento: l'etere-luce, ossia la sostanza attributo del Sole, da cui anticamente secondo la tradizione antroposofica deriverebbe l'aria, generatore della luminosità che crea le dimensioni triangolari della distanza e dello spazio.
Come fuoco, acqua e terra, l'aria è inoltre uno dei quattro elementi in cui è suddiviso lo Zodiaco; i segni d'aria, in particolare, comprendono Gemelli, Bilancia e Acquario. Negli arcani minori dei Tarocchi l'aria corrisponde al seme di spade. Tra i quattro umori governa il sangue, e fra i temperamenti predomina nel sanguigno.


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